Notte

29 Settembre 2008 0 di oceani

” Sotto l’aeroplano, le colline scavavano già il loro solco d’ombra nell’oro della sera. Le pianure si facevano luminose, ma di una inconsumabile luce: in quelle regioni esse non finiscono mai di restituire il loro oro, così come dopo l’inverno non finiscono mai di restituire la loro neve.
E Fabien, il pilota che portava dall’estremo Sud verso Buenos Aires il corriere di Patagonia, riconosceva l’approssimarsi della sera dagli stessi segni da cui si riconoscono le acque d’un porto: da quella calma, da quelle rughe leggere che nubi tranquille disegnavano appena. Egli entrava in una rada immensa e felice. In quella calma, avrebbe potuto anche credere di fare una lenta passeggiata, quasi come un pastore. (…….)

E ora, come una sentinella nel cuore della notte, scopre che la notte rivela l’uomo: richiami, luci, inquietudini. Una semplice stella nell’ombra: l’isolamento di una casa. Una di quelle luci che si spegne: è una casa che si chiude sul suo amore.
O sulla sua noia. E’ una casa che cessa di fare segnali al resto del mondo. Quei contadini seduti intorno alla tavola dinanzi al loro lume, non sanno quale sia la loro speranza: essi non sanno che, nella grande notte che li circonda, il loro desiderio va così lontano.
Ma Fabien lo scopre quando arriva da mille chilometri di distanza e sente le immense ondate di fondo sollevare l’aeroplano che respira, quando ha attraversato dieci uragani, come paesi in guerra, e, tra quelli, vaste radure di luna, e quando, una dopo l’altra, raggiunge quelle luci con l’impressione di conquistarle. Quegli uomini credono che la loro lampada brilli per la tavola dimessa intorno a cui stanno seduti, ma a ottanta chilometri da loro qualcuno è già toccato dal richiamo di quella luce, come se essi l’agitassero con disperazione da un’isola deserta, davanti al mare. “

(Volo di notte, Antoine de Saint Exupery)