I dati a memoria d'uomo

22 Marzo 2008 0 di Elvio
Quando l’obiettivo è quello di immagazzinare dati importanti per lunghi periodi di tempo (dai 30 ai 70 anni), le scelte sensate, tra le variegate possibilità di archiviazione, sono pochissime. Tutti conoscono soluzioni comuni quali drive esterni, CD, DVD e unità a nastro e sappiamo che la loro durata supera difficilmente i 10 anni. C’è comunque un’alternativa meno conosciuta: i sistemi Magneto Ottici, essi, grazie all’alta integrità magnetica dei media, garantiscono affidabilità a lungo termine. Diversamente dalle tecnologie puramente ottiche, i dischi Magneto Ottici, possono essere riscritti quante volte si vuole. Inoltre, i supporti sono ben protetti nelle proprie cartucce di plastica, quindi è praticamente impossibile, con un uso corretto, danneggiarne la superficie. I principi basilari della tecnologia MO sono elementari. La superficie dei media è inizialmente insensibile ai campi magnetici. Per abilitarne la polarizzazione (similmente a quella di un hard drive), la superficie deve essere riscaldata, con precisione, da un laser, così che il punto focalizzato perde il proprio ferromagnetismo quando si raggiunge il punto di Curie. Quindi particolari testine, rimagnetizzano la superficie durante la fase di raffreddamento ed i dati rimangono “congelati” fino al prossimo processo termico. Il lato negativo di questi drive è che sono più lenti in scrittura di quelli CD/DVD (puramente ottici) e dei dischi fissi (puramente magnetici). Questo forse è il motivo per cui la tecnologia MO è rimasta di nicchia e non si è mai troppo diffusa nel mondo consumer. Uno dei più importanti produttori mondiali è la Fujitsu che produce a tutt’oggi unità molto compatte (come un floppy drive), veloci e piuttosto capienti di oltre 2 Gb su un supporto da 3″ e mezzo (come un floppy disk).

La tecnologia Magneto Optical in questione nasce nel 1957, quando si ricercava il modo di salvare e leggere dati usando fasci di elettroni focalizzati. Solo con l’avvento del laser (dopo il 1960) il concetto è stato portato a avanti con interesse.

Di fatto la tecnologia MO è entrata in uso verso la fine degli anni ottanta del secolo scorso. A differenza della tecnologia di archiviazione magnetica, il MO richiede di scaldare in precedenza la superficie per eliminare la precedente polarizzazione del metallo (punto di curie) – solo allora si possono scrivere dati. Ovviamente è una tecnica di scrittura molto più lenta di altri comuni sistemi ma molto più durevole, sicura e stabile. La lettura invece è eseguita puramente a livello magnetico, il che spiega il grande divario tra velocità in lettura e in scrittura.
Saluti