Fusione fredda? Sembra proprio di sì

20 Febbraio 2011 1 di Elvio

Due fisici emiliani sostengono di aver concretizzato uno dei sogni più sfuggenti della ricerca contemporanea. Il loro reattore a fusione sembra funzionare, ma non sanno spiegare come. La comunità scientifica resta scettica (come al solito).

Questo blog segue le ricerche sulla fusione fredda da anni e stavolta siamo a casa nostra, a Bologna, in un capannone di via dell’Elettricista. Qui, l’ingegnere Andrea Rossi e Sergio Focardi (professore emerito dell’Alma Mater Studiorum), hanno presentato ad un gruppo di esperti e giornalisti un macchinario in grado di realizzare il famigerato processo di fusione fredda.

I due scienziati, però, non hanno voluto dare dettagli più precisi rispetto al funzionamento del macchinario in quanto brevettato. Il loro interesse sembra sia quello di poter vendere il brevetto ed avviare al più presto la produzione industriale.

Il professor Zoccoli dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), presente alla dimostrazione, si è espresso cautamente alle domande dei giornalisti.  E’ come dire “abbiamo trovato la cura contro il cancro”, questo potrebbe essere vero o no, ma per verificarlo è necessaria una lunga serie di sperimentazioni e studi clinici.
Qui la situazione è la stessa: c’è stata una dimostrazione (anche piuttosto breve, una mezz’ora in tutto) in cui gli autori hanno presentato una macchina, che in teoria, produrrebbe energia in quantità rilevante.
L’apparecchio è stato alimentato con 1 kW circa di energia, e se ne sono ottenute 15 volte di più, il che denota una effettiva produzione notevole, ma il risultato deve essere riproducibile.
Gli autori dicono che hanno intenzione di fare ulteriori misure e verifiche, ma non hanno specificato né come né quando.

E’ possibile allora che si sia trattato effettivamente di un fenomeno di fusione fredda?

“Il punto è proprio questo” continua il Prof. Antonio Zoccoli, “non possiamo saperlo finché non capiamo cosa è successo dentro la macchina, cioè finché non verifichiamo che ci sia produzione di energia nella quantità che gli autori sostengono, che questa produzione sia riproducibile e quale sia l’origine di questa energia.
Il problema è che anche gli autori non hanno saputo indicare con certezza l’origine dell’energia prodotta dalla macchina. Tuttavia, anche se si trattasse di un fenomeno di fusione, dovrebbe esserci, in teoria, emissione di fotoni, sotto forma di raggi gamma, e questo, durante la dimostrazione, non è avvenuto…”

Prima di annunciare una scoperta così importante, i ricercatori fanno sperimentazioni e verifiche, poi pubblicano sulle riviste accreditate, come mai in questo caso è avvenuto il contrario?
“È un problema di carattere economico. Se gli autori intendono guadagnare da questa scoperta, la segretezza è necessaria per evitare concorrenti, dal punto di vista economico è una scelta ragionevole. Al contrario, sul piano scientifico, è un procedimento discutibile, perchè in questo modo è più difficile verificare la validità di una scoperta”.

Questi i filmati in tre parti sull’esperimento di Bologna.

 

 

parte 1

 

 

parte 2

 

 

parte 3

 


 

Focardi (uno dei due padri dell’esperimento) fa notare che si è ottenuta un’efficienza energetica senza precedenti, assolutamente non paragonabile ai processi di produzione energetica comunemente utilizzati e, nel parlare con i partecipanti alla dimostrazione, dice: “O decidiamo che il principio di conservazione dell’energia è violabile oppure quella a cui abbiamo assistito è una reazione nucleare in piena regola. I materiali di partenza del nostro processo sono nichel e idrogeno, questo viene scaldato ad una certa temperatura con una normale resistenza poi, arrivati alla temperatura d’innesco si inizia il processo di produzione di energia: gli atomi di idrogeno penetrano nel nichel e lo trasformano in rame (questa è almeno la nostra interpretazione)”

Focardi parla di interpretazione, poiché è lui il primo ad ammettere che la dinamica di questo processo non è ancora completamente dimostrabile, si sa solo che avviene, è riproducibile e che in alcuni casi può portare alla produzione di energie anche 200 volte superiori a quelle di partenza.
L’esperimento di Bologna sarebbe infatti solo la prima dimostrazione pubblica di una scoperta che Rossi e Focardi replicano in varie forme fin dal 2008. Al punto che, in un articolo intitolato “A new energy source from nuclear fusion” (pubblicato lo scorso marzo sul Journal of Nuclear Physics) elencano i risultati di almeno altri sei esperimenti e spiegano come l’energia prodotta si è rivelata utilizzabile per alimentare generatori e anche riscaldare ambienti.

Il processo di fusione fredda brevettato da Andrea Rossi e coadiuvato da Sergio Focardi potrebbe dunque rappresentare un nuovo metodo per produrre enormi quantità di energia a basse temperature, con poco dispendio economico (sono necessari solo pochi grammi di Nichel per ottenere energie utili), reattori nucleari di dimensioni ridotte (in laboratorio ne hanno testato uno grosso quanto una mano) e con rischi contenuti, dal momento che la schermatura al piombo avrebbe dimostrato di contenere la diffusione di raggi gamma.

I due bolognesi, che sono da tempo sul progetto, hanno tentato più volte di dare risonanza al loro studio, ma sono stati sempre inesorabilmente snobbati dalle riviste scientifiche per mancanza di spiegazioni teoriche sul funzionamento del loro reattore.

 

 

Il nostro giudice sarà il mercato, dicono Focardi e Rossi, il mercato giudicherà la validità del nostro lavoro spazzando via congetture, ipotesi e criticismo. Noi, ovviamente, condividiamo ed appoggiamo. Saluti

A seguito di una segnalazione della brava Virginia Greco, propongo alcuni articoli più recenti sull’argomento provenienti da varie fonti:
La posizione del CICAP
Intervista a Giuseppe Levi
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