Mai scaricare completamente gli accumulatori Ni-Cd

29 Febbraio 2008 10 di Elvio

Per un attimo dimentichiamoci di quello che sappiamo (o crediamo di sapere) sugli accumulatori Ni-Cd e leggiamoci quello che segue, vi aiuterà a salvare il vostro portafoglio.

L’effetto memoria è una stronzata.

Direte che mi sono rincoglionito, infatti tutti sanno che gli accumulatori Ni-Cd sono affetti da questo problema che può portare ad una costante ed inesorabile riduzione della capacità di accumulo elettrico del dispositivo.

In pratica succede questo: se gli accumulatori Ni-Cd (ma è vero anche per i Ni-MH) vengono ‘abituati’ a far poco lavoro e quindi ad essere ricaricati spesso, si adattano alla ‘bella vita’ e, la volta successiva, forniranno meno energia della precedente. Il ciclo successivo ancora meno e così via, fiaccando sempre più le caratteristice del dispositivo. Un pò come i nostri mescoli che meno lavoriamo e più ci indeboliamo.
E’ un vizio funzionale questo che può far perdere anche il 40% della capacità totale dell’accumulatore.

Per annullare il problema, ci viene detto che basta scaricare completamente la batteria e poi ricaricare di nuovo. Semplice no? Basta riabituare il sistema a ripartire da scarico e non da semicarico.

Tutto ciò e vero ma solo in parte eccovi i problemi

– un accumulatore Ni-Cd non accetta correnti inverse pena la distruzione della cella.
– in caso di batteria di accumulatori (cioè più elementi in serie, come è quasi sempre), non è mai possibile andare a testare, elemento per elemento, lo stato di carica di ogni cella.
– a livello di produzione ogni elemento ha una caratteristica diversa dall’altro, quindi nessuna cella si può considerare identica alla sorella (anche della stessa batteria di accumulatori) sia in termini di capacità, che di durata, che resistenza alle sollecitazioni elettriche.

Ora voi capirete che se noi andiamo a scaricare una batteria da 5 elementi (6V di targa), non è assolutamente corretto attendere che la batteria venga portata a 0 Volt e poi ricaricata.

Chi pensa di far bene così, avrà sicuramente già distrutto un vagone di batterie.

Il problema è ben esposto graficamente qui sotto. Anche considerando che la scarica avvenga a corrente limitata e costante si arriverà ad un momento che la cella più debole della catena si scaricherà completamente ed inizierà a risultare polarizzata in senso inverso…

– in alto si rappresenta la condizione di scarica normale. Per poter rimanere in questo stato è fontamentale poter testare la tensione dell’accumulatore e fermare la scarica al momento in cui vi sarà una probabilità di corrente inversa.

– in basso, la condizione di scarica forzata, quando cioè, senza controllare né gli elementi nè la tensione totale, si va a forzare la scarica oltre il liuvello di guardia. Si noterà che l’elemento più debole (quello centrale segnato in rosso) è andato in inversione di polarità e la batteria può essere considerata defunta.

Ma ora vi chiederete: ma come si fa a monitorare l’elemento singolo se la batteria è sigillata?
Infatti non si può, è però possibile controllare la tensione in fase di scarica della batteria tenendo conto di alcune considerazioni che ci potranno aiutare:

1) la tensione di uscita di una cella ricaricabile è sufficientemente costante ed è di circa 1,2 volt
2) qualora non riusciamo a capire quanti elementi contiene la batteria possiamo risalire al numero degli elementi contenuti leggendo la tensione tipica del pacco esposta in etichetta e dividendo per 1,2 (o 1,25).

Conoscere il numero degli elementi sarà fondamentale per decidere a quale tensione minima dovremo staccare la scarica per prevenirne il deterioramento.

Nell’esempio del caso in figura dove si hanno 5 elementi ricaricabili ed una tensione di targa di 6V, bisognerà staccare la scarica al raggiungimento della tensione di targa meno quella di un elemento quindi 4 x 1,2 (quindi staccheremo a 4,8 Volt).

Ora però sebbene questo trattamento salverà la vita dell’intera batteria, esso non ci garantirà che tutti gli elementi interni si siano scaricati uniformemente né che non vi siano elementi che dovrebbero essere scaricati più profondamente a parte.

In pratica se la scarica effettuata non avviene uniformemente, il problema dell’effetto memoria rimane.
Ma allora che lo facciamo a fare? A che serve apportare ulteriori stress alle nostra costosa batteria?
Infatti serve solo ad accorciarne inutilmente la vita!

Nelle apparecchiature più sofisticate alimentate ad accumulatori ricaricabili come cellulari, cordless o computer questa funzione è internamente implementata e quando la tensione scende al di sotto di un determinato valore, staccano l’apparecchio per salvarne la batteria.

Nei sistemi a ioni di litio il problema è similare solo che vanno considerati alcuni fattori che le diversificano:

– la tensione di ogni cella non è 1,2 V ma 3 V
– il controllo della carica e della scarica è molto più sofisticato e preciso
– i pacchi sono controllati e protetti internamente da cariche e scariche non autorizzate
– eventuali manomissioni, forzature elettriche non autorizzate possono portare al blocco totale del sistema di controllo

Va ricordato che con questo tipo di celle vi è un elevatissimo rischio di esplosione in caso di errato sistema di ricarica e di scarica. La batteria potrebbe esplodere senza dare alcun segno di preavviso (tipo rumorini, riscaldamenti anomali, attività elettriche modificate), quindi occhio, perché potrebbe accorciarsi anche la vita dello sconsiderato smanettone che vi gira attorno!

Saluti