LHC: il Big Bang dovrà attendere

24 Settembre 2008 3 di Elvio

Ci aspettavamo il Big Bang, (qualcuno, per la verità, la fine del mondo). Per ora, si può parlare solo della fine, inattesa, dei lavori dopo soli dieci giorni di sperimentazioni (tanto è durato infatti il cammino delle particelle lanciate nel Large Hadron Collider) . Il super acceleratore del Cern di Ginevra (già citato in un precedente articolo di questo blog) che, secondo i ricercatori, dovrebbe ricostruire le condizioni dell’universo un istante dopo la sua genesi (Big Bang). Dopo l’avvio, nello scorso 10 settembre, l’acceleratore è andato in tilt per un guasto elettrico fra due magneti che ha portato alla fuoriuscita di elio liquido dal sistema di raffreddamento, (elemento fondamentale per mantenere a temperatura a -271 gradi)

Senza entrare troppo in dettaglio diciamo che per le enormi energie in gioco, tutti i circuiti magnetici di collimazione, devono necessariamente lavorare a temperature bassissime in modo di poter stare nella zona di superconduzione.

Il guasto che si è creato è banale ma serio. Per la riparazione si dovrà alzare lentamente la temperatura del settore difettoso fino alla temperatura ambiente, riparare il guasto, quindi raffreddare di nuovo (fino a quasi lo zero assoluto). Considerando i materiali altamente speciali usati e l’enorme escursione termica applicata a questi, si dovrà procedere con molta attenzione per evitare di provocare danneggiamenti ulteriori. Queste sono operazioni delicatissime che vanno fatte con estrema lentezza, per evitare il rischio di rotture meccaniche delle bobine e dei magneti.

Quindi considerati i soli tempi strettamente necessari di riscaldamento, riparazione e raffreddamento dell’apparatopiù un intervento di manutenzione programmato per gennaio, Si ipotizza che bisognerà attendere fino alla prossima primavera per avere le prime collisioni fra particelle.

Per la grande confusione che c’è intorno a questo esperimento, vado a proporvi una sintesi sui 4 esperimenti importanti che verranno compiuti (fonte agenzia ADN KRONOS).

A caccia della materia oscura, in cerca del bosone di Higgs.

I quattro principali esperimenti di fisica delle particelle di Lhc sono Atlas (A Toroidal LHC ApparatuS), Cms (Compact Muon Solenoid), LhcB ed Alice (A Large Ion Collider Experiment).

Eccoli nel dettaglio. Atlas, costato in totale 335,44 milioni di euro di cui 35,625 stanziati dall’Infn italiano, è il più imponente dei rivelatori di Lhc, è grande come un palazzo di 5 piani, alto 25 metri e largo 46 m per un peso totale di 7000 tonnellate. Vanta il piu’ grande circuito magnetico mai realizzato al mondo, lungo 26 metri e costruito interamente in Italia. Questo esperimento otterrà molte delle informazioni sulle particelle prodotte in Lhc, registrandone il movimento con la precisione di pochi millesimi di millimetro. Il suo obiettivo principale è raccogliere indizi sul bosone di Higgs, detto ‘la particella di Dio’, la cui esistenza è stata ipotizzata per spiegare perché la materia ha massa. E non solo. Atlas cercherà infatti di capire anche di cosa è fatta e come si è originata la materia oscura che compone gran parte dell’Universo e perché nell’Universo conosciuto prevale la materia sull’antimateria. Atlas, dunque, scoprirà se esistono nuovi mattoni fondamentali della materia e nuove forze, verificherà la Teoria della Grande Unificazione secondo cui le forze della natura sono in realtà una sola forza e verificherà la teoria Supersimmetrica. Atlas, tra l’altro, offrirà la possibilità di studiare in laboratorio microscopici buchi neri del tutto simili a quelli che si formano normalmente quando i raggi cosmici ad altissima energia colpiscono la nostra atmosfera. Si tratta di buchi neri che ‘evaporano’ e decadono in molte particelle in una piccolissima frazione di secondo. Atlas è guidato da come responsabile internazionale da una scienziata italiana, la fisica Fabiola Gianotti. A questo mega esperimento partecipano 35 Paesi, 151 istituti del mondo di cui 13 italiani e collaborano 190 ricercatori dell’ente di ricerca italiano Infn.

Un altro esperimento di Lhc è il Cms, il Compact Muon Solenoid costato 327,5 milioni di auro di cui 42,5 di contributo Infn, è un rivelatore di particelle costruito per trovare il bosone di Higgs, per indagare l’asimmetria tra materia e antimateria, una conoscenza che consentirebbe di spiegare perché viviamo in un Universo dove tutto ciò che conosciamo è fatto di materia e non di antimateria. Cms è il più grande solenoide superconduttore del mondo, pesa 12.500 tonnellate, ha un diametro di 15 metri ed una lunghezza di 21,6 metri. Il campo magnetico di Cms è pari a 4 Tesla, 100.000 volte piu’ potente di quello terrestre. è stato costruito per rilevare con precisione i muoni, particelle con carica uguale a quella dell’elettrone e massa di 200 volte superiore. All’esperimento partecipano 37 Paesi, 161 istituti di cui 16 italiani e collaborano 210 ricercatori dell’Infn.

Esperimento di Lhc è anche Alice, A large Ion Collider Experiment, costato 81,25 milioni di euro di cui 22,5 di contributo Infn, in cui verranno studiate le collisioni fra nuclei di piombo invece che tra singoli protoni. Usando nuclei di atomi con molti protoni, l’energia sarà tale che i fisici sperano di osservare un plasma di quark e gluoni, uno stato della materia esistito per pochi miliardesimi di secondo subito dopo il Big Bang, a densità e temperature estreme. Alice è alto 16 metri e lungo 20 metri e la sua realizzazione coinvolge 28 Paesi, 78 istituti scientifici di cui 13 italiani e collaborano 150 ricercatori dell’Infn.

Al lavoro in Lhc c’è anche l’esperimento LhcB, il Large Hadron Collider beauty, costato 46,875 milioni di euro di cui 6,875 dell’Infn. è un rivelatore di particelle che cercherà di capire il comportamento che hanno avuto materia e antimateria subito dopo il Big Bang. In origine, materia e antimateria dovrebbero essere comparse in quantità uguali, eppure oggi tutto ciò che conosciamo è composto da sola materia. LhcB indagherà perciò la ragione di questa asimettria. La superificie dei rivelatori di LhcB è di 435 metri quadrati, il contributo dell’Infn all’esperimento è del 15% dell’investimento totale. Su questo esperimento sono impegnati 596 ricercatori di 51 istituzioni di 13 Paesi di cui 9 istituti italiani, coadiuvati da molte centinaia di tecnici e ingegneri. Infine, a fianco di questi 4 imponenti esperimenti, in Lhc saranno attivi anche due rivelatori più piccoli, Totem e LhcF.

Saluti