La Terra inghiottita dai Buchi Neri?

8 Agosto 2008 3 di Elvio

Gli allarmismi per gli esperimenti al Cern, nel più grande acceleratore di particelle mai costruito (Large Hadron Collider), sta prendendo una piega inaspettata. Questo impianto è un enorme anello di 27 chilometri di circonferenza (costato oltre tre miliardi di euro), situato a 60 metri di profondità sotto l’aeroporto di Ginevra fino alle pendici del massiccio francese del Giura. I diecimila scienziati di vari Paesi che lavorano al Cern si apprestano a sparare all’interno dell’LHC pacchetti di protoni che viaggiano in un ambiente posto a -271 gradi, con una velocità pari al 99,999991 per cento di quella della luce (circa 300 mila Km/sec).
Dall’impatto di questi protoni con altri situati in quattro punti dell’anello, gli studiosi sperano di ottenere informazioni su ciò che avvenne 13,7 miliardi di anni fa, nell’attimo zero in cui il Big Bang con una gigantesca esplosione diede origine al nostro universo. Fin qui tutto bene, ma il problema nasce da un eminente scienziato di Tubinga, Otto Rössler, secondo il quale, con l’esperimento di Ginevra, potrebbero formarsi dei buchi neri, che, potrebbero estendersi ed inghiottire entro pochi mesi l’intero pianeta.
Ovviamente puzza di bufala lontano un miglio, ma la stampa popolare ha dato, a questa notizia, un forte risalto e molti tedeschi sono allarmatissimi.
A smentire la notizia sono dovuti intervenire una ventina tra i massimi fisici nucleari tedeschi con un documento dal titolo “La Terra non sarà inghiottita dai buchi neri”, per contestare la tesi del loro collega Rössler, pur ammettendo che non si può escludere la possibilità della loro formazione.
Anche Siegfried Bethke, direttore del Max Planck Institut di Monaco, ha precisato che gli eventuali buchi neri creati a Ginevra «sono così minuscoli da non riuscire in pratica a sviluppare alcuna forza di attrazione e scompaiono sotto forma di radiazione in una frazione di secondo».
Proprio ciò che contesta il professor Rössler, secondo il quale con i ripetuti esperimenti che si inizieranno al Cern, si produrranno più di un milione di buchi neri l’anno, qualcuno dei quali potrebbe riuscire a non dissolversi e, girando attraverso la Terra potrà collidere e inghiottire, di tanto in tanto una particella, un nucleo atomico o un quark. Resta da vedere quanto impiegherà questo ipotetico e minuscolo buco nero per acccrescersi a sufficienza per mangiarsi il mondo intero. Gli addetti ai lavori però sdrammatizzano, quasi tutti.
Non si era detto che per fare un buco nero occorrevano masse gigantesche, tanto grandi che neppure il nostro Sole si sarebbe mai potuto trasformare in uno di questi aspirapolvere cosmici? «Dal punto di vista dell’astrofisica è vero», confermano i fisici francesi Aurélien Barrau e Jules Grain dell’Università Joseph Fourier di Grenoble in un lavoro pubblicato dalla rivista scientifica dello stesso Cern. «Nel cosmo si possono formare solo buchi neri di masse svariate volte quella del nostro Sole.


Ma ora si ritiene possibile creare buchi neri microscopici anche negli acceleratori di particelle» e, in effetti, questa eventualità non contraddirebbe la Teoria della Relatività Generale di Einstein. Qualsiasi corpo può diventare un buco nero, se si ha la possibilità di comprimere la sua massa a livelli inverosimili: (l’intera Terra dovrebbe occupare lo spazio di una biglia).
La prospettiva di creare buchi neri in laboratorio, tuttavia, non era mai stata presa in considerazione fino a pochi anni fa. Si riteneva infatti, che per creare mini buchi neri in un acceleratore occorresse una massa non inferiore a 10 microgrammi (pari ad un granello di polvere).
Ma per crearla attraverso lo scontro di particelle sarebbe stata necessaria un’energia di 10 milioni di miliardi di TeraElettronVolt, ottenibile solo in acceleratori grandi come tutta la Via Lattea. Quindi, nessuno, giustamente, si preoccupava di una simile eventualità.
Ma le nuove teorie sull’esistenza di altre dimensioni nell’universo, rivelabili solo a piccolissima scala, fanno ora ritenere possibile produrre mini buchi neri in acceleratori con energia di alcuni TeraElettronVolt. Quindi i 14 TeraElettronVolt che si sviluppano nel centro di massa–energia di due particelle che si scontrano nell’LHC di Ginevra possono trasformare l’acceleratore in una fabbrica che produce un buco nero al secondo.
E ci si pone allora la domanda: c’è il rischio che questi 86.400 mini buchi neri prodotti ogni giorno possano cominciare a mangiare l’acceleratore un protone dopo l’altro e poi piano piano inghiottire Ginevra, la Svizzera e in ultimo tutto il Pianeta?
La domanda non è una semplice provocazione giornalistica. Gli scienziati se l’erano già posta nel 2000, quando negli Stati Uniti iniziò a funzionare l’acceleratore RHIC, con energie però molto inferiori all’LHC. Tanto che Robert Jaffe, fisico teorico del Mit di Boston, affermò che i timori legati alla formazione dei buchi neri «devono essere presi in seria considerazione ogni volta che uno strumento apre una nuova frontiera di energia” Stephen Hawking (massimo esperto mondiale in materia) però ha la risposta pronta: i mini buchi neri vivrebbero al massimo per un centomilionesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo e poi evaporerebbero senza alcun danno. Stephen H. sa benissimo di cosa sta parlando, perché la teoria di base è proprio la sua, e risale addirittura agli anni ’70.

Comunque, per buttarla in cazzate, basterebbe un profumato panino con la porchetta vicino al comodino: qualsiasi buco nero che si rispetti inizierebbe da lì il suo famelico pranzo! E noi ce ne accorgeremmo in anticipo! Saluti.

Fonti autorevoli: Newton – Il Secolo XIX.it Il mondo finirà a settembre di Claudio Guidi … poi qui e qui