La teoria delle "puzzette" umane

11 Marzo 2010 1 di Elvio

Un individuo espelle mediamente da mezzo litro fino ad un litro e mezzo di gas al giorno, per una media che va da 11 a 25 “sinfonie” a testa.

Benché si cerchi di evitarle e non darle a sentire, il bilancio delle flatulenze umane sono quindi tutt’altro che scarse, sono formate principalmente dai gas igeriti durante la respirazione come azoto e ossigeno, ma non mancano metano, idrogeno e biossido di carbonio (che sono tutti inodori).
Ben più molesti sono invece i gas che si producono dalla digestione, la loro proverbiale e maleodorante essenza deriva dalla digestione degli acidi grassi, vari composti dello zolfo e il solfato di carbonile che sono il risultato della decomposizione delle proteine; l’incidenza delle componenti “aromatiche” nelle flatulenze aumenta dagli erbivori, agli onnivori, ai carnivori.

Cibi
Come tutti sapranno, i cibi che provocano flatulenze di maggiore entità sono solitamente ricchi di carboidrati complessi e comprendono fagioli, ceci, latte, cipolle, patate dolci, scorze di agrumi, formaggio, castagne, anacardi, broccoli, cavoli, carciofi, avena, lieviti (presenti nel pane, nei dolci e gli spumanti) e molto altro.
In particolare nei fagioli, i gas endogeni sembrano derivare dagli oligosaccaridi, che sono carboidrati resistenti alla digestione: essi passano attraverso l’intestino superiore pressoché inalterati poi, quando raggiungono l’intestino inferiore vengono assaliti dai batteri che se ne cibano, producendo così abbondanti quantità di gas maleodoranti.

Rumori
Il rumore  comunemente associato alle flatulenze è causato dalla vibrazione dell’apertura anale. Il suono varia a seconda della tensione dello sfintere, della velocità del gas espulso e da altri fattori come l’umidità e la quantità di grasso corporeo dell’individuo, in pratica, un po’ come per la voce… ognuno ha il suo!

 

 

Rimedi
I dietisti consigliano l’assunzione di alcune spezie in grado di ridurre sensibilmente i gas intestinali, per esempio il cumino, l’anice, la curcuma e il kombu, alga marina tipica della cucina giapponese. Grande importanza assumono i probiotici (yogurt, acidophilus e bifidus) e i prebiotici, soprattutto se impiegati per ristabilire la flora intestinale (da usare con attenzione, perché in caso di abuso si rischia di ottenere l’effetto contrario).
Dal punto di vista farmacologico il rimedio può consistere nell’integrare la dieta con enzimi digestivi, necessari per contrastare la presenza di componenti non digerite di alcuni cibi. Gli enzimi più efficaci (lattasi, proteasi, cellulasi, lipasi e saccarasi per fare qualche esempio) possono essere facilmente reperiti, singolarmente o combinati, in farmacia se non addirittura in alcuni centri commerciali. Si consiglia inoltre di ingerire, durante i pasti, piccole dosi di liquidi acidi (succo di limone e aceto) per stimolare la formazione dell’acido cloridrico, sostanza in grado di incrementare la produzione di enzimi.

Inquinamento ambientale
Potrà sembrare ridicolo parlare di inquinamento ambientale in riferimento alla flatulenza, bisogna però considerare che moltissimi animali (soprattutto gli erbivori), ne producono grandi quantità. Pensare che si stima che il bestiame contribuisce per un 20% delle emissioni di metano nel globo terrestre! In Nuova Zelanda si è stimato addirittura che la flatulenza del bestiame influisce per oltre il 60% sulle emissioni di gas serra, è per questo che molti scienziati stanno analizzando a fondo questo problema.

 

Nella foto, notate la termografia di una flatulenza umana che mostra le differenza di temperatura tra i vari elementi: il gas appena espulso (in rosso) sensibilmente più caldo rispetto all’ambiente circostante (in nero) ed il corpo emettitore (verde).

Questa la teoria, per la pratica applicatevi da soli. Un saluto… aromatico