Come archiviare le foto digitali

27 Febbraio 2011 0 di Elvio

Fino a qualche anno fa per archiviare e proteggere il nostro patrimonio fotografico tradizionale (foto, negativi, diapositive, lastre) bastava scegliere un ambiente con basse escursioni termiche, ben asciutto e poco illuminato.
Con l’avvento delle moderne immagini digitali è necessario comprendere e tener conto però di molti altri fattori importantissimi ai quali, spesso, non pensiamo.

In realtà anche se siamo attenti a conservare integra la nostra banca dati, non possiamo essere sicuri che tra 10, 50 o 100 anni quel formato di file sia ancora apribile ed interpretabile.
Anche molti tipi di supporti già ad oggi, nonostante la breva storia informatica, si sono persi per strada, se qualcuno non ricorda i primi floppy da 8″ (con capacità di 160 Kb nato nel 1967) forse avrà visto i floppy da 5,25″ (con capacità di 360 Kb usati negli home computer nel ’90) o più facilmente i recenti 3,5″ (con capacità di 720 Kb e successivamente 1440 Kb o 2880 Kb) usati solo fino a pochi anni fa.
Sono supporti ormai obsoleti dei quali è praticamente impossibile trovare i drive di lettura per poterne trasferire il contenuto.

Anche i fruitori più accorti, che hanno provveduto a fare i dovuti backup (o trasferimenti) su supporti diversi, non avranno comunque la certezza che i loro preziosi contenuti (codificati con un certo standard) saranno interpretabili in futuro.
Molti formati di file tendono a scomparire col tempo perché soppiantati da codifiche più efficienti o più convenienti, di conseguenza, venendo a mancare un metodo di lettura, si andranno a perdere inesorabilmente anche i relativi contenuti.

Sono argomenti questi molto discussi dalle grandi aziende, dalle redazioni, dai musei, dagli enti pubblici, perché un file digitale da conservare nel tyempo, oltre ad una vita più o meno effimera dipendente dal supporto su cui viene registrato, pecca di possibili problemi di interpretazione futuri.
Per il fotografo moderno i problemi sono gli stessi, sapere che le proprie opere potrebbero rimanere disperse, intrappolate o non più visibili dentro qualche supporto obsoleto non da certezze per il futuro; e se prima bastava essere accorti sui metodi per  conservare belle foto dal degrado del tempo, oggi, oltre questo, molto dipenderà dagli sviluppi dei mercati e dalle nuove tecnologie digitali che si attueranno in futuro.

Facciamo alcuni esempi tra i formati file più uilizzati:

– La codifica JPEG è un formato compresso che sicuramente ci ritroveremo anche tra 50 anni perché è lo standard fotografico (insieme al GIF) della rete internet. Esso presenta grandi vantaggi di leggerezza, compatibilità e diffusione ma è più carente in termini di qualità.
– La codifica TIFF ad 8 e 16 bit sarà anch’esso un formato longevo perché offre qualità buona e ottima e dimensioni abbastanza ridotte o contenute con una compatibilità quasi assoluta ed una diffusione altissima.
– la codifica RAW (nei vari formati) presenta una qualità elevatissima e, ad oggi, una buona compatibilità; di contro ha un ingombro molto elevato dei file ed è incerto (se non discutibile) il suo futuro, essendo poco uniformato tra le varie aziende produttrici.
– la codifica DNG (creata dalla Adobe) ha anch’essa ingombri molto elevati dei file, una qualità impeccabile ed è stato pensato per durare nel tempo. Quindi, benché al momento sia ancora uno standard poco diffuso, si teorizza che avrà un futuro molto promettente e roseo.

Molti ritengono già che quest’ultimo sia un formato adatto per il futuro perché è stato creato appositamente per risolvere i molti problemi associati all’archiviazione di lungo periodo.
Per il DNG (Digital Negative) i presupposti ci sarebbero tutti:
– è un formato file che non richiede licenza d’uso (royalty free), quindi si può essere sicuri che il file potrà essere usato facilmente e universalmente
– mira a combinare i vantaggi di compatibilità dei formati file TIFF e JPEG con i vantaggi di efficienza e qualità dei file RAW

Tuttavia, anche il DNG non è a prova di futuro perché, fatta eccezione dei software di Adobe (anche se in rapida evoluzione), il supporto non è ancora universalmente riconosciuto da tutti i pacchetti software (come si vorrebbe che fosse per un formato d’archiviazione universale).
Inoltre, oggi le aziende entrano ed escono di scena con relativa facilità e basta una affermazione tecnologica (vedi la tecnica fotografica digitale a scapito di quella analogica), per cambiare gli equilibri economici mondiali. Chi ne ha fatte le spese in questi anni è stato il colosso Kodak e di conseguenza l’interessante formato Kodak Photo CD che ormai sembra entrato nel dimenticatoio.

Altro problema potrebbe essere legato alla tecnologia dei sensori, se questa cambiasse radicalmente, anche il formato DNG diverrebbe obsoleto perché i controlli di errore sarebbero impotenti verso le nuove esigenze.

Ancora problematiche sono le conversioni tra i vari formati, c’è il forte rischio che una conversione da due formati di alta qualità produca file in uscita molto più grandi e difficilmente gestibili oltre agli errori che subentrerebbero durante la conversione stessa.

Per brevità posso comunque dire che l’unica soluzione a prova di fallimento sarebbe quella più ovvia: mantenere i dati efficienti con backup continui su vari supporti; inoltre, ogni breve periodo, verificare e convertire quei tipi di file che potrebbero diventare obsoleti o in pericolo di compatibilità.

I supporti

Altro problema da non sottovalutare sono i supporti, purtroppo noi siamo abituati a farci poco caso e consideriamo un suppoto come un semplice contenitore immune da difetti. In realtà però così non è, scopriamo il perché.

Supporti ottici
CD, DVD, Blu-Ray o altro supporto rimovibile è stato il principale metodo di backup dei consumatori per un bel lasso di tempo. Hanno il vantaggio di essere poco costosi e largamente compatibili. Il loro più grande svantaggio è però l’incoerenza, alcuni supporti ottici durano solo 3-7 anni, mentre altri possono avere una durata di 50-100 anni.
Il problema è che spesso può essere difficile conoscere questo parametro e a quale categoria di longevità rientra un tal prodotto.
Io opterei per evitare un prodotto poco conosciuto ed esageratamente economico e consiglierei di prestare attenzione al tipo di coloranti utilizzati (blu, oro, argento, ecc), alle prove di invecchiamento accelerato che potrete trovare online e le eventuali segnalazioni di problemi per un particolare modello di supporto.

Hard Disk esterni
da quando i prezzi di questi dispositivi sono scesi il backup su Hard Disk sta avendo grande successo. I dischi rigidi sono dispositivi in grado di memorizzare una quantità enorme di informazioni in poco spazio, sono veloci e consentono di accedere e modificare immediatamente i dati salvati.
Nel corso del tempo si possono smagnetizzare (gradualmente), ma la più grande preoccupazione sono i difetti meccanici o elettronici. Potrebbero non girare più per la rottura del motore, non funzionare per il distacco di una testina o per difetto dei circuiti di controllo.
In questi casi i dati non vengono persi, ma per poterli recuperare occorrono centri specializzati molto costosi. Un altro problema potrebbe essere l’obsolescenza dei connettori (ATA, SATA, SCSI, USB o FireWire) ove non si riuscirebbe più a connetterli con i nuovi dispositivi.
Sui sistemi Hard Disk esistono particolari configurazioni (fatte con dispositivi multipli) che permettono la totale sicurezza dei dati anche in caso di rottura di un dispositivo (RAID)

Non esistono comunque dispositivi di backup totalmente sicuri, tutti i dati digitali degradano nel tempo e degli errori possono verificarsi ogni volta che una immagine viene copiata da un supporto ad un altro.
Le sostanze chimiche in un disco ottico a poco a poco si decompongono, nastri e dischi magnetici tendono a smagnetizzarsi e le memorie flash tendono a perdere l loro carica.
Sono processi inevitabili che possono portare ad uno o più file corrotti o illeggibili.
La corruzione di una immagine viene ad essere ricopiata corrotta anche nella prossima operazione di backup e in quelli successivi, ci si accorge solo dopo, quando dovrà essere usata, che alcune parti di essa sono distrutte e ormai irrecuperabili.

Per concludere vorrei far notare quanto sia difficile portare dati digitali coerenti e leggibili verso il futuro. Abbiamo visto che vi sono infiniti fattori e problematiche che tendono ad alienare le nostre opere al punto che a volte mi viene da pensare quanto sia più durevole e bella una frase scolpita nel marmo che un messaggio di testo consegnato ad una chiavetta.

Avrà ragione chi dice: “era meglio quando era peggio”?  Saluti.

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